Guardea Vecchia

Oggi finalmente sono venuto a trovare Alessandro. Sono nella capanna dove l’ho ritratto la prima volta. Dove in un angolo era tutto pronto per il nuovo camino. Lui non c’è. Ha raggiunto Orvieto per recuperare del carburante. La sua jeep non parte più. È a secco. Sono davvero entusiasta di vedere che il camino è stato realizzato. Ha preso il suo posto. Alessandro è riuscito nel suo intento. Dentro due cocci bruciati. Sopra delle candele, un anfora con della lavanda e una macchina fotografica. Per terra, in un angolo, due piantine fiorite aspettano di essere piantate. 20-01-23
"I' sto rinchiuso come la midolla
da la sua scorza, qua pover e solo,
come spirto legato in un'ampolla:

Dilombato, crepato infranto e rotto
son gia per le fatiche,

La mia allegrezz' è la maninconia

La faccia mia ha forma di spavento;"


Michelangelo Buonarroti

Come spirto in un’ampolla” parla di Alessandro, un imprenditore che ha deciso di prendere le distanze dalla società ritraendosi a vita solitaria all’interno delle antiche rovine di Guardea Vecchia (TR) che acquistò nel 2000. Ha scelto di vivere così, tra “sovrumani silenzi e profondissima quiete”, perché deluso dal genere umano a seguito di investimenti sbagliati, lotte legali e relazioni amorose difficili.

Un disastro finanziario non gli ha permesso di realizzare il sogno di ricostruire quelle rovine come centro benessere e culturale. In quel luogo diventato invece reclusione, la sua resilienza non ha valore se non nel termine della sua opera.

Il titolo di questa storia ritorna al giorno in cui io e Alessandro ci siamo trovati. Dopo un bivio, un fuori percorso e totalmente a caso, se di caso si può parlare. Su alla collina, tra quelle rovine, dove lui vive da quattordici anni in solitudine, è avvenuto il nostro primo incontro. In una mattina di fine ottobre recitava l’infinito di Leopardi e la malinconia di Michelangelo.

Da lì sopra Alessandro vede tutto. Tutto ciò che è di fronte a lui. Il suo sogno tanto grande quanto impossibile oggi da realizzare. Tutto ciò che alle sue spalle resta e tuona dentro il petto come una mina che si innesca e si disinnesca continuamente. Il suo passato.

Era un imprenditore edile dalle grandi ambizioni. Un costruttore di rustici e casali che sognava in grande. Tra le antiche mura di Guardea Vecchia voleva dare vita ad un centro culturale e di benessere con appartamenti e vasche termali. Serviva un grosso investimento finanziario, quello che poi è risultato catastrofico e che è stato la causa ultima che lo ha portato all’isolamento dalla società.

Dopo quella scoperta, ciò che mi ha spinto a ritornare da lui è stata la sua condizione esistenziale che ha fatto da specchio ad una parte di me più nascosta e buia. Quel luogo, l’atmosfera, i versi che quell’uomo citava, hanno fatto eco fino a risvegliare quello che è stato il mio tipo di isolamento come conseguenza del dolore di una perdita.

Volevo sapere di più di lui, della sua storia. La sua scelta poteva forse svelare un po’ di più di quella necessità di ritirarsi in quel modo. Fotografarlo poteva essere un’indagine di quella chiusura. Inizialmente ho provato anche timore nel tentativo di immaginare me stesso in quello stato di incompiutezza che Alessandro vive di per sé. Era come se lì, in quel luogo e con la sua presenza, alcuni miei stati d’animo si materializzassero.

Ritrarlo da più punti mi poneva nella posizione del soggetto. Ad essere ripreso dall’obiettivo c’ero anch’io o una qualche parte di me. Un feeling che mi ha coinvolto. Guardavo lui che mi riguardava e a volte nei suoi confini mi ci sentivo anch’io.

Costantemente in bilico tra sogno e realtà, Alessandro resta in uno stato sospeso di incompiutezza, nel timore della vecchiaia e della morte e nel dolore di attraversare queste fasi in solitudine.

La sua è una vita dai molti risvolti che si è infittita in giovinezza, in un significativo momento della sua adolescenza in cui ha conosciuto Nina, una donna vedova di spicco che lo ha accolto come il figlio che non aveva mai avuto, a cui cedere tutta la sua eredità: il Castello del Poggio di Guardea che Alessandro ha venduto in seguito.

Da quella vendita i molti eventi accorsi lo hanno portato dal castello alle rovine, geograficamente e metaforicamente.

Oggi Alessandro ed io siamo amici e questo per entrambi vuol dire molto. Lui è tornato ad indossare i suoi abiti eleganti, le sue scarpe di cuoio e i suoi cappelli. Tutto rigorosamente verde, il suo colore preferito. Io ho raggiunto con la fotografia una vera amicizia. Ho trovato un luogo dove ritirarmi e dove affrontare le mie travolgenti introspezioni. La sua presenza oggi arricchisce la mia vita e so che per lui vale lo stesso. Mi sono sentito dire che in qualche modo questo incontro doveva avvenire; che lui stesse aspettando qualcuno o qualcosa per riprendere ad andare lontano. Le fotografie forse mostrano anche questo. Di certo in un anno trascorso ne abbiamo fatta di strada insieme e il cammino è ancora lì, tutto davanti a noi.




Il progetto contiene anche foto d’archivio di Alessandro, i suoi scritti e registrazioni video che riprendono momenti delle sue giornate e momenti nostri insieme. Un diario tiene traccia dei suoi pensieri, i miei; scrivo appunti e idee di scatto; incollo fotografie e abbozzo disegni.